Dopo il Covid-19 il settore edile deve affrontare la crisi del rincaro dei prezzi delle materie prime come: metalli, imballaggi, plastica e legno.
Per avere un’idea del costo esponenziale che stanno subendo le materie prime prendiamo ad esempio il legno che ha subito un incremento della sua quotazione al metro cubo quasi del 500%, è passato da un valore di 264 euro al metro cubo a 1.686 euro tra l’aprile del 2020 e il maggio 2021. Questo dato è fornito da Xylon, rivista nata nel 2007 per informare sul mondo dei legnami, Xylon vuole dare un quadro completo del prodotto partendo dalla materia prima fino ad arrivare ai prodotti finiti passando per tutti i passaggi intermedi.
Le cause di questo rincaro sono da ricercare nel clima, nella pandemia e anche nella sfortuna.
Iniziamo parlando del Covid-19. Per quasi due anni il virus ha bloccato il mondo intero e le varie restrizioni hanno frenato gli impianti di produzione, la rete di distribuzione e il mercato internazionale. Come ogni agente esterno di scala mondiale i paesi che sono entrati per primi a contatto col virus ne sono usciti prima, infatti la ripresa sanitaria ed economica della Cina ha permesso allo stato di acquistare gran parte delle risorse disponibili generando una situazione di “monopolio” di molte materie prime.
I cambiamenti climatici sono un grave problema globale che sta colpendo, man mano, ogni settore. Per quanto riguarda quello edile il blocco dei fornimenti e dei trasporti dovuti al clima ha rallentato e messo in pausa alcuni settori produttivi. Per esempio il gelo anomalo che ha colpito il Texas verso la seconda metà di febbraio ha bloccato il cuore energetico americano e ha portato ad un ritardo nella lavorazione e nella consegna dei prodotti, sia nazionali che internazionali.
Un altro episodio climatico è stata la piena del fiume Reno in Germania che ha bloccato varie zone tedesche per alcuni giorni e anche il commercio fluviale del paese.
Oltre alla pandemia e al clima si è messa in mezzo anche la sfortuna, la portacontainer Ever Given che ha bloccato il Canale di Suez il 23 marzo 2021 portando ad un ritardo di ben 6 giorni il 10% del commercio marittimo internazionale. Questo episodio è statoparticolarmente rilevante per il nostro Paese poiché quel canale permette gli scambi tra il Mediterraneo a quasi tutta la zona orientale.
Per concludere è giusto puntualizzare che questo aumento dei costi non è un problema solo per i fornitori come Vaga, che utilizzano la plastica e il legno per imballare i loro prodotti, ma lo è anche per il consumatore finale che noterà un probabile aumento del costo del lavoro.